La sera della prima non pochi in platea si chiedevano bisbigliando se il regista Leo Muscato sarebbe riuscito a non scimmiottare e far rimpiangere “l’originale”; per non parlare degli attori che dovevano confrontarsi con non pochi “mostri sacri”: da Cecilia Roth, Antonia San Juan e la musa di Almodovar, Penélope Cruz. Il risultato?
Contro ogni facile previsione l’esperimento funziona, eccome! Complice un cast dall’interpretazione ispirata e dal forte impatto scenico, lo spettacolo, dopo le prime scene un po’ “incerte”, spicca il volo e riesce a costruirsi una fisionomia “altra” rispetto al film, grazie anche a delle scelte che puntano, come afferma lo stesso regista, sulla distanza rispetto alla pellicola cinematografica: “il testo di Adamson ha un andamento quasi onirico ed Esteban diventa una figura Kantoriana, un specie di Virgilio che prende lo spettatore per mano e gli fa fare un viaggio”.
Una certa invadenza delle musiche poi però, man mano, la vicenda attanaglia, commuove, trascina via. Fino al dolente epilogo affidato agli struggenti versi del Garcia Lorca di Nozze di sangue (ancora un omaggio al teatro: piuttosto, ma perché nessuno fa più Nozze di sangue in Italia?).
Angelo Passero